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      .. - Simile a ciò che non conosci!
      Non ti pare, o Cleobolo, che questo tuo sragionare debba destar riso negli stolti, e ne' sapienti pietá? Dopo un lungo balbutir di parole inintelligibili, del quale sarebbe stato piú prudente il tacere e piú glorioso il confessar la propria ignoranza, tu sarai costretto a dire che quell'essere, che tu ignori, abbia una virtú, onde vengano ed il pensiero e quelle sensazioni che tu attribuisci alla materia. Ed allora, dimmi, che avrai mai detto di vero? Tu avrai dimostrato non esservi altro che mente, poiché basta la sola virtú del pensiero a produrre tutte le altre sensazioni.
      Avverti al linguaggio del volgo, o Cleobolo: esso è sempre il primo e spesso anche il miglior maestro di filosofia. Non hai tu mai udito alternar senza veruna distinzione il necessario ed il vero(140)?. Tutti gli uomini li alternano egualmente, e tu stesso li alterni, o Cleobolo, forse senza che lo avverti e quasi per un intrinseco istinto, che ha preceduto l'uso della tua ragione. Or questo ti mostra che la nostra mente non ammette che due sole specie di veritá: o quella la quale può esser confermata dai sensi, ed allora il vero si confonde col fatto; o l'altra la quale può esser confermata dalla sola ragione, ed allora non potrai dire esser vero se non ciò che è necessario, inevitabile. Or la sola esistenza della mente è necessaria.
      Una mente è necessaria ovunque vi sia vita. I nostri antichi dicevano tutti gli enti esser animati da tante menti, delle quali ciascuna apparteneva a diverso ordine, ora inferiore, ora superiore, in proporzione della minore o maggiore ampiezza d'intelligenza concedutale da quella Mente unica, che tutte le avea create e tutte le conteneva.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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