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      Ed il nome del fondatore è perito colla stessa cittá.
      Un altro ha detto: - La mia cittá sederá regina de' mari; le ricchezze di tutte le altre si accumuleranno nel mio porto. - Il commercio con tanti popoli diversi ha corrotti i costumi ed ha accresciuti i bisogni; le ricchezze accumulate in breve tempo hanno generato l'amore dell'ozio; i bisogni accresciuti, mentre scemava l'industria, son divenuti vizi; e la cittá è miseramente perita.
      Un terzo ha detto: - Io fondo una cittá per me; io voglio dominare. Purché io ritenga l'impero, che importa che i cittadini sieno inetti, vili, privi di tutte quelle arti generose, che potrebbero esser funeste al mio potere? - I vicini han debellato facilmente un gregge di vilissimi schiavi; e l'impero e l'imperatore sono spariti come le piccole case di arena, che i fanciulli soglion innalzare e chiamar con nomi pomposi di "tempio" o di "ròcca" sul lido del mare.
      Chi potrebbe, o Cleobolo, narrarti tutte le follie di quegli uomini, i quali sostituiscono i piccioli loro pensieri agli eterni disegni della natura? Ma, quando la montagna innabissa, tutte queste follie e tutti i falsi discorsi, coi quali esse si eran difese ed applaudite, si dileguano come il sogno di un'ombra; e si vede che né il piacere di un solo, né la vicendevole distruzione che seco porta la guerra, né l'ozio e gli agi che ci dán le ricchezze, né tutto ciò, insomma, che sembra grandissimo alle nostre private passioni, può esser il vero fine di ben ordinata e durevole cittá. Il saggio allora si slancia fuori della ristretta circonferenza delle opinioni e delle passioni umane, e ricerca il fine della cittá e la ragione delle leggi nell'ordine eterno di tutte le cose.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Cleobolo