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      Chiunque vuole che, non i suoi scritti, ma le instituzioni sue passino alla posteritá, deve insegnare una morale pura; perché senza morale non dura veruna instituzione civile. Deve predicare una morale semplice ne' principi, facile nell'esecuzione; perché non i sapienti, che son pochi, ma il volgo è quello che egli deve persuadere e che solo può assicurar la durata della sua dottrina. Deve predicar una morale umana e stabilir massime di eguaglianza e di caritá, perché il maggior numero è sempre d'infelici, e questi la seguiranno quando loro è utile seguirla: i pochi potenti non potranno opporvisi senza arrossire. Deve predicare una morale indipendente da tutte le opinioni. Vi sono delle idee sulle quali tutti gli uomini convengono; e queste son quelle della morale. Vi son delle idee, sulle quali, quando siasi convenuto, puossi impunemente disputar sopra tutte le altre; e queste son quelle della morale. Perché, dunque, chi vuol predicar la virtú incomincia per lo piú dal farsi nemici prima di farsi i parteggiani? perché raro è quell'uomo che predica la virtú senza avere ambizione e che non preferisca le opinioni private alle idee comuni.
      Chi istruirá i popoli come Pittagora, fará sicuramente il bene dell'umanitá, ed il suo nome rimarrá vincitore di tutti i secoli. Egli potrá esser condannato a bere la cicuta; ma, dopo che il sole avrá scorso duemila volte tutti i segni del zodiaco, quando i nipoti de' nipoti di coloro che l'han condannato saranno estinti, ed altri popoli ignoti terranno le terre de' padri loro, cento milioni d'uomini giureranno per la tazza sacra in cui egli avrá bevuto il veleno.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Pittagora