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      Noi giá siam pervenuti a quel punto in cui la commedia e la tragedia debbonsi incontrare. Nell'ultima etá della commedia il sale diventa piú delicato e piú fino. Gli uomini, piú inciviliti, anziché udirlo, amano creare essi stessi il motteggio; le massime della filosofia, rese piú note e piú comuni, incominciano ad annoiare, se sono esposte con molto lunga verbositá; e quindi, per piacere al pubblico, sulle scene alla filosofia ed ai motti succedono l'azione e gli effetti(212). Allora il tarantino Rintone(213) ha tentato di esporre sul teatro le piccole passioni dei grandi uomini e le passioni grandi degli uomini piccoli; e quelle sue favole, chiamate prima, dal nome dell'inventore, "rintoniche", migliorate dall'altro tarantino Scira, san divenute tanto comuni tra noi, che chiamansi oggi "italiche"(214). -
      Io udii, senza mai interromperlo, tutto questo lungo ragionamento di Alesside; ma, quando ebbe finito, non potei trattenermi dal dirgli: - Tu credi dunque che la poesia rappresentativa abbia un corso quasi fatale di vita, e che poco o nulla vagliano i precetti e l'ingegno?-
      Ed egli: - Sei tu convinto di due veritá?
      - Di quali?
      - Una, che il primo precetto per dilettare è quello di conoscer la natura di coloro cui si vuole dar diletto? l'altra, che, tra cento uomini viventi, diciannove formano il secolo, ottanta sono inferiori al secolo, ed uno appena gli è superiore?
      - Chi potrebbe negarlo?
      - Or bene, sappi che chiunque imprende a scriver favole rappresentative vuol piacere al popolo e vuole offrirgli tutto ciò che sa di piacergli.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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