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      Tu, al contrario, per quell'ingegno che ti han dato gl'iddii, sai tutte imitar le tante cose che si fanno dagli uomini; e per tal modo, facendo molte cose al tempo istesso, distruggeresti la piú santa delle nostre leggi, quella che piú necessaria riputiamo alla virtú de' nostri concittadini, alla prosperitá della cittá nostra. Ti preghiamo, dunque, o figlio delle sante muse, ad accettar da noi questa corona di alloro, segno della venerazione in che noi abbiamo quello spirito divino che è in te, e partire per qualche altra cittá, in cui l'opera tua possa esser non solo utile ma anche necessaria(222). -
      Cosí avrebbero detto al poeta gli abitanti della mia cittá. E questo istesso non dissero gli spartani ad Archiloco, quando lo discacciarono dalla cittá loro? - Tu hai cantato - dissero - ne' tuoi carmi esser meglio perder lo scudo che la vita: i nostri maggiori ci aveano insegnato il contrario. Tu hai detto che, perduto lo scudo, se ne poteva trovar un altro migliore, ma anche la vita, perduta una volta, era perduta per sempre: i maggiori nostri, al contrario, credevano quella vita solamente perdersi, che non si sacrificasse per la patria. Tu dunque infrangeresti le nostre leggi, corromperesti i nostri costumi, e, di una cittá oggi concorde, ne faresti due pericolosamente discordi tra loro(223). -
      I poeti però posson essere necessari ed utili in molte cittá; ed io non solo li accoglierei, ma darei loro un posto distinto tra quei che hanno la cura gravissima di educar la gioventú. Cosí gli stessi severi spartani non si pentirono di aver invitati e Terpandro e Tirteo ed Alcmane.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Archiloco Terpandro Tirteo Alcmane