Pagina (246/772)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      - A qual nume è mai consacrato quell'altare? - dimandai al mio compagno di viaggio.
      - Esso fu elevato dai nostri maggiori ad Apollo, in memoria del miracolo che ivi fece Pittagora d'indovinar quanti pesci erano in una rete, che alcuni pescatori stavano tirando dal mare. Pittagora lo avea promesso ed i pescatori aveano scommesso: adempí alla parola e rifiutò il prezzo della scommessa, ma per sola mercede chiese che si fosse resa la libertá e restituito a tutti i pesci presi il loro elemento e la vita. I pescatori, attoniti per tanta virtú, precorsero il suo arrivo in cittá e l'annunziarono come un uomo divino. Pittagora avea un aspetto dolcemente venerando. I crotoniati erano afflitti ed abbattuti per una terribile disfatta ricevuta pochi giorni prima dai locresi; e, siccome è natural indole di tutti gli animi umani di ricorrere agl'iddii nelle loro disgrazie, cosí pare che gl'iddii stessi volessero preparar col timore la via all'esecuzione dei loro alti disegni, per i quali aveano inviato tra noi l'uomo che dovea ristabilir la nostra cittá(244).
      - Ma quale era stata mai la cagion della guerra tra popoli nascenti, vicini, e che, essendo di una medesima origine, dovevano avere interesse di sostenersi vicendevolmente contro la forza degli stranieri?
      - La vicinanza dovrebbe render le cittá amiche, e le rende rivali. L'origine comune, quando i fratelli non son saggi, fa sí che preferiscano esser dominati dagli estranei, anziché diretti da uno di loro. S'incomincia dal voler primeggiare tra fratelli, perché la famiglia è il primo teatro delle nostre passioni; e si finisce col servire ad un estero, che domini sopra tutti, perché il soffrire insieme è l'ultima salvezza e l'unica consolazione dello stolto.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Apollo Pittagora Pittagora Pittagora