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      - Ho ascoltato calcolar centomila uomini a trecentomila. E gli iddii non li valutate voi per nulla? Quando ad essi piacque, per opera mia, di ristabilir questa cittá, quasi perduta dai locresi, non mi dissero: - Pittagora, va' a Crotone con un'armata; - ma mi dissero: - Va' a Crotone a ristabilirvi la virtú. - Voi siete divenuti virtuosi, ed or siete potenti. Or la prima delle virtú è la fede: voi l'avete data, ed avete fatto bene. Avete fatto quello che farebbero gl'iddii istessi, se abitassero una cittá manufatta; gl'iddii, li quali non discacciano dal loro cospetto se non gli assassini, i parricidi ed i traditori. Avete fatto quello di cui un giorno potreste aver bisogno voi stessi, e che vorreste un giorno che altri facesse a voi; quello che può accrescere la gloria e la potenza di questa vostra patria, dandovi cinquecento cittadini probi ed industriosi. Guai a quella cittá che compra la pace a prezzo della sua virtú e dell'onor suo! Che rispondereste voi ai sibariti, se i loro legati vi proponessero di comprar la pace a prezzo di oro? Ebbene, quello che richiedon oggi è il vostro onore, la vostra virtú, la vostra vita istessa, e vi minaccian la guerra se non sarete loro schiavi... Sí, loro schiavi, perché schiavi son tutti quegli uomini che non hanno piú virtú. Ma a coloro che son virtuosi gl'iddii promettono sicura vittoria. Imperciocché essi non permettono mai che taluno sia vizioso impunemente; e quei sibariti, che hanno avuto la crudeltá di privar di vita e di patria tanti loro fratelli, che hanno commessa la viltá di tingersi del sangue dei legati, non posson per certo aver questi vizi soli (al pari delle virtú, i vizi non vanno mai scompagnati); ma saranno nel tempo istesso e venali e molli ed indisciplinati; avranno a buon conto un vizio, che formerá la loro perdizione e la pena di tutti gli altri.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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