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      Non ti parlerò di Milone.
      Ma Esone, che pur non eguaglia la fama di quello, narrasi che mangiava in un solo giorno ottanta pani, e che prendeva nei nostri monti un toro, e, tenendolo afferrato per le gambe, lo presentava in dono ad Amarilli, sua bella(249). Sono egualmente illustri Arignoto, Astone, Clancia.
      Vedi le forme de' nostri uomini e delle donne nostre? Tu trovi in tutte quella grandiositá, quel decoro, quella bellezza, che vien dalla salute(250).
      Né la sola salubritá del cielo ci concessero gli iddii. Questo suolo non conosce né pestilenza né terremoto, ad onta che questo secondo flagello desolò spesso tutte le regioni vicine(251). La terra, che abitiamo, è fertile ed amena. Non vaste rupi, non paludi stagnanti, ma grassi campi e lieti colli, divisi ed irrigati da piccoli e perenni ruscelli. La catena de' monti piú alti, che ci circonda, difende le nostre biade, le nostre viti, i nostri greggi numerosi dal soffio pestilenziale dei venti del mezzogiorno e dalle nevi dell'aquilone(252). Un tempo dominavamo quanto vi è di terra tra il Sacra ed il Crati.
      Dicesi che il nome di "Crotone" voglia dir "cittá"(253): ed un tempo, per Giove! la era. Oggi non la è piú. Hai visti i magnifici edifizi, che in altri tempi innalzarono i nostri cittadini? I tempii di Ercole, di Cerere, di Apollo, di Marte, li hai tu visti? Ebbene: oggi simili tempii non s'innalzano piú. Sei tu stato al tempio della Vittoria, che è fuori della porta donde si va a Turio? Esso fu innalzato in memoria della disfatta de' sibariti.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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