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      Oggi i nostri non sanno piú vincere. Uomini d'armi, quali furono Milone, Aristofillide, Leonimo, Seleto, non nascono piú. Voglia quel Giove, il quale noi invochiamo col nome di "Giove crotoniata fulminante"(254), che i monumenti istessi, che conservano la memoria delle loro azioni, non periscano per l'ignavia dei loro figli! Lo faccia Giove, perché io non credo che forza umana lo possa impedire.
      Dimmi, o giovine: sei tu mai stato nel tempio delle muse?
      - Ne ho udito ragionar molto, anche prima di venire in Crotone. Non parli tu di quello che fece fondar Pittagora?
      - Tu vuoi dire piuttosto Apollo iperboreo. Sappi ch'io sono crotoniata vero, e mi glorio di credere ciò che credevano i miei maggiori. Non mi ha potuto mai entrare in testa ciò che dicono oggi taluni giovinastri, cioè che Pittagora sia stato un uomo. Era un dio, o mio figlio, un dio sotto apparenze mortali, quello stesso dio che noi veneriamo sotto il nome di Apollo iperboreo(255).
      - Ecco una terza opinione sopra quest'uomo celebre - diss'io tra me stesso, ricordandomi il ragionamento di Platone: - alcuni lo voglion uomo, questi lo vuole dio, molti né dio né uomo. È pur cara occupazione quella di paragonar le varie opinioni degli uomini!... E poi da tanti paragoni qual conseguenza se ne deduce?... - Queste ed altre simili riflessioni io faceva tra me e me, mentre egli mi diceva che, essendo io uno straniero, ed in conseguenza curioso, e non avendo egli quella mattina nulla di piú grave che lo impedisse, voleva condurmi a vedere il tempio delle muse.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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