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      Vi andiamo. Era poco discosto dal fòro. Non lo descrivo, perché simile a tutti gli altri: è però molto piú ampio. Egli mi fece osservar tutto, tutto, tutto... Quando fummo di nuovo sulla soglia, si fermò, sospirò e disse: - In questo luogo sono state riunite una volta fino a tremila persone(256); ed oggi... - e sospirò un'altra volta - appena ve ne troverai tre. -
      Io amo osservar le cittá con un conduttore. Se son solo, non veggo che pietre sopra pietre, simili ad altre pietre messe in un altro sito sopra altre pietre, o costumi i quali rassomigliano ad altri costumi. Se io leggo la descrizione di ciò che fanno gli ateniesi, e la paragono alla narrazione di ciò che fanno i crotoniati, e poi scompongo l'una e l'altra, ritrovo in ambedue gli stessi elementi: da per tutto e sempre gli uomini hanno mangiato, edificato, arato, navigato; da per tutto e sempre le stesse cose. E la mia mente si trova in mezzo ad un mucchio immenso di bagattelle, delle quali non vede né i rapporti né l'uso. Uno di questi conduttori ospitali te le mette in ordine, e ti fa vedere come da tali bagattelle o è prodotta o è indicata la sorte di una cittá. Gli oggetti acquistano allora un'importanza maggiore. Cosí al caos si aggiunge la mente e nasce il mondo.
      Benedetti, dunque, questi uomini tanto amanti della loro patria e tanto cortesi cogli stranieri. Io li preferisco a quei sedicenti savi, i quali par che si abbiano imposta la legge di non ammirar nulla di tutto ciò che li circonda; e, se tu dimandi loro qualche cosa della loro patria, ti rispondono con una compassione, la quale forse talora è effetto delle idee del meglio onde essi hanno ripiena la loro mente, ma spesso ha per fine farti credere che nella patria non vi è nulla che sia migliore di loro.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772