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      Tanta è la parte che il bello intellettuale ha nella pittura! Che se colui che dipinge nulla sente, se esprime solo ciò che vede, ditemi: potrá egli mai imitare la tavola in cui Zeusi ha dipinto i centauri ed ha con tanta veritá distinte le due nature, umana l'una e ferina l'altra, che riunivansi in loro?
      E, per non parlar piú di Zeusi, fingete pure dover egli dipinger il nostro Platone che segga sul promontorio del Sunio e mediti le grandi vicende della natura. Egli vi dipingerá un uomo con larghe spalle, fronte ampia, collo un po' torto...: a buon conto un uomo che siede e nulla di piú. Altro non potrete dire se non: - Ecco un bell'uomo ben dipinto. - Se il pittore penetra nella mente di Platone, se sa esprimere il di lui pensiero, voi direte: - Ecco un sapiente. - Allora voi vi fermerete a contemplar quella tavola. E se il pittore sentirá tutta la sublimitá delle idee che volge in mente Platone, se saprá rivestire le medesime di tutta la dignitá che hanno, voi direte: - Ecco un dio; - e vi prostrerete innanzi all'opera di un uomo.
      Questa è la ragione, o giovani, per la quale, presso tutte le nazioni, la bella pittura è sempre posteriore alla bella poesia. Io stento a credere che nell'etá di Omero gli uomini abbian saputo dipingere(297). Il poeta può esprimere un maggior numero di pensieri del pittore, e, per esprimere quelli stessi che sono comuni, ha mezzi piú certi, piú efficaci. Colla parola si esprimono tutte le sensazioni nostre: la quiete, il movimento, il calore soffocante dell'estate, l'opaco fresco della primavera.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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