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      Il volto di quell'uomo si apriva come a nuova vita. Soddisfatto il natural bisogno della fame, egli si mosse dal suo luogo e andò a fianco di Platone.
      - E voi non sapete - gli disse - qual beneficio avete fatto! Eran due giorni che io e questa mia figlia non avevamo mangiato pane. Quando voi siete qui giunti, io stava su questo fiume per poter ritirare le canne, che giorni sono avea messe per prendere dell'anguille e portarle a vendere a Scilace. Per colmo delle sciagure, contro il corso ordinario della presente stagione, il cielo è stato sempre di bronzo, il fiume non si è intorbidato mai. Per quindici giorni non è piovuto neanche sulla Sila! Questa mattina son tornato a veder le mie canne: non vi erano che pochissime e piccole anguille. - Pure - ho detto tra me - sará necessitá prenderle anche tali quali sono. Gli iddii non vogliono che io abbia mai piú tanto da potermene stare senza pensiero un mese! Sia fatta la volontá degl'iddii! Prenderò quelle che ci sono; le venderò per pochi oboli; darò a mangiare per due giorni a questa povera creatura... - Oh! senza di lei... Per tutt'altro che per pescare sarei io venuto sulle sponde del Crotalo! Da quanto tempo avrei terminata la vita orribile che io vivo! -
      Platone, confortandolo a sperar bene, lo indusse a raccontar le vicende della sua vita. Egli era di Numistra, la seconda cittá di Bruzi, dopo Cosenzia. I suoi genitori eran morti, lasciandolo giovine di etá e ricco di averi. L'entusiasmo della gioventú lo immerse nel vortice delle sedizioni.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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