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      Dovea pur finire una volta! So che molti non pensano come me: pare che abbiano un segreto per non temer le rivoluzioni e per convertirle in loro vantaggio... Io, che non ho questo segreto, di una rivoluzione non aspetto che la fine. Tutti sappiamo donde si debba incominciare: chi sa dove si debba finire? S'incomincia per riformare, si finisce per distruggere. Io sono un infelice; non mi rimane che la sola vita; ma per Giove! e mi tolga, se io mentisco, questa vita che mi rimane; per Giove! vi dico che l'uomo grande non è giá chi incomincia, ma bensí chi finisce una rivoluzione. -
      Allora Platone: - Consòlati, o virtuoso: tra tante sciagure, tu hai conservato ciò che gl'iddii posson dare agli uomini di meglio, la mente. Tu hai compresa finalmente una gran veritá, cioè che il vero dovere di un uomo non è giá quello di parteggiare per ordini nuovi, ma bensí di saper morir per gli antichi. Molti mali sono avvenuti nella tua patria per le follie de' tuoi concittadini. Vi siete divisi dai lucani, e siete divenuti piú deboli, nel tempo istesso che son divenuti piú forti i nemici. I siracusani si sono impadroniti de' piú comodi empori, de' piú forti castelli delle vostre coste(306). Avete depredate molte altre cittá; ma la sedizione ha cagionati a voi mali maggiori di quelli che han sofferti gli altri popoli per la guerra. Tanto è vero che, non per le sedizioni, non per le guerre, ma per l'utile industria, per la saggia concordia, per gli ordini pubblici santamente ubbiditi, si perviene alla felicitá! Ma una rivoluzione è simile ad una tempesta, che abbia costretti i naviganti a far getto delle loro merci.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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