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      XXI. Discorso di Clinia sulle leggiNecessitá di un fine unico e di una legge comune a tutti gli esseri dell'universo - Esempio tratto dalla "colomba" di Archita - Le leggi e il fine di una data serie di esseri sono sempre contenute in una legge e in un fine piú vasti - Istinto irresistibile degli uomini a unirsi in societá - Da ciò hanno origine le famiglie e poi le cittá - I legislatori sono piú antichi degli scrittori di legislazione - La scienza della legislazione sorge in séguito alle funeste vicissitudini politiche degli Stati - Perciò è piú antica in Italia che in Grecia - Erronei fini propostisi da vari ordinatori di cittá: voler fondare, p. e., una cittá meramente guerriera, o meramente commerciale, o che sia semplicemente materia inerte di dominio - Fine vero cui deve mirare ogni fondatore di cittá - La giustizia - Leggi e costumi - Necessitá per un legislatore di conoscere anche ciò che negli uomini è mutevole - Necessario anche che le leggi sieno accompagnate da premi e da pene - Misura degli uni e delle altre - Le leggi debbono essere universali ed eterne - Ma sole non bastano: occorre una mente che le ponga in attivitá - Doveri degli uomini di governo - Sulle varie forme di governo - Difficilissima la scienza del governo - Critica dei governi popolari - Difetti delle monarchie assolute - Forma ideale di governo: una temperata aristocrazia - Esempio: Taranto - Ma, se negli Stati prevalgono gli stolti, diventa benefica la dittatura di un solo.
      XXII. Platone ad Eudosso di Gnido.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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