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      Non ancora i suoi nemici hanno espiato il loro delitto, non ancora gli ateniesi han conosciuto il loro errore; e giá i di lui discepoli hanno obbliate le veritá e turbate e sconvolte le scienze che egli avea insegnate, ed io giá veggo dalla sua dottrina germogliar mille sčtte diverse, ed uscirne, siccome dal cavallo di Epeo, mille guerrieri che accenderanno la Grecia di nuovo e piú vasto interminabile incendio.
      Vedi come tutti errano nella misura delle cose! Giá Aristippo dá troppo ai sensi: tutto ciň, che non puň cadere sotto i medesimi, non puň esser per lui soggetto di veritá, ed in conseguenza né di bellezza né di bontá. Nascerá dalla sua scuola qualche altro, il quale sosterrá tutto ciň che ci vien dai sensi esser vero; ed allora ogni bellezza ed ogni bontá, la virtú dell'uomo, quella del cittadino, non sará che la conseguenza de' giudizi de' sensi nostri(365).
      Vedi Euclide di Megara e lo stesso buon Fedone perdersi dietro le forme esterne della ragione, e curar, con una non saprei dire se improba o puerile diligenza, la macchinal disposizione di un sillogismo e di un entimema, quasi in essa stia riposto ogni criterio di vero. Setta di uomini, i quali, invece di filosofia, par che professino bile e che generano nel mondo piú dispute che veritá(366).
      Tutti costoro sono d'accordo in una sola cosa, cioč in disprezzar altamente le matematiche, le quali, a coloro i quali di altro non s'occupano che delle loro sensazioni, sono inutili; a quelli che altro fine non propongono agli studi loro che la disputa, nocive.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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