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      Niun sa né saprá mai che cosa è il vero(368).
     
      O che si abusi dunque de' sensi, o che si abusi della ragione, il male, che ne viene, è sempre gravissimo e sempre lo stesso: la mancanza, cioè, di quelle idee generali nelle quali solamente sta il vero. L'empirico non ha che sensazioni, lo scettico non crede neanche a queste. Senza sensazioni noi non abbiamo idee, e colle sole sensazioni non abbiam veritá. Che potrá asserir mai colui il quale non fa altro che sentire? Egli potrá ben dire: - Io sento, - ma non mai: - Ciò, che io sento, esiste; - molto meno: - Ciò, che io sento, è di tale o tal altra natura, o dipende da tale o tal altra cagione(369). - La natura e l'esistenza delle cose non si possono conoscere né dimostrare se non col mezzo di quelle idee generali, che noi formiamo paragonando tra loro le individuali; onde poi abbiamo quegli eterni caratteri, che, applicati alle nostre sensazioni, ci mettono a tale da poter dire: - La sensazione è vera o falsa; la cosa è di tale o di tal altra natura; viene da tale o da tal altra cagione. - Insomma, parmi che la sensazione sia tutta dentro di noi stessi: ci trasportiamo fuori di noi pel mezzo del giudizio e della ragione; ma non possiamo né giudicare né ragionare senza aver idee universali(370).
      Verrá un tempo, o Critone, in cui i filosofi non s'intenderanno piú. Si dimanderá a colui il quale crede solo alle sue sensazioni: - Quanto è grande il sole? - e ti risponderá: - Un piede, o poco piú, o poco meno(371). - A colui che dubita di tutto, si dimanderá chi mai abbia il primo insegnata quella dottrina; ed egli ti risponderá: - Noi siam chiamati - per esempio - critoniani, ma a torto; imperciocché chi sa se Critone realmente vi sia stato?


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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