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      Ed allora, io lo ripeto, la filosofia si estinguerá.
      Né dai funesti effetti di tutte queste vicende della filosofia andrá immune la morale degli uomini e delle cittá. Non si può non errare nella ricerca e nella definizione del buono, quando si erra nella definizione del vero; e non vi è né morale privata né pubblica, ove le idee del buono sian false(375). La famiglia e la cittá sono un tale edificio, che la minima parte de' materiali, onde è composto, vien somministrata da' sensi; non piccola è somministrata dalla fantasia; la massima è quella che fornisce la ragione.
      Vedi lo scettico? Egli dubiterá se abbia una patria, se abbia de' doveri. Puoi tu credere che possa amar quella e praticar questi?
      Altri, non scettici, ma, per sciagura maggiore del genere umano, troppo fecondi, caparbi e feroci dogmatici, tutta la pubblica salute metteranno nella cognizione di alcune idee che essi soli comprendono, nell'esercizio di alcune azioni che tutti possan trascurare, nella pronunzia di alcune parole che non intende nessuno. Rassomiglieranno al nostro popolaccio di Atene, il quale ha imparato una volta la parola "tiranno", ed oggi ogni azione, che non gli va a grado, chiama "tirannica". Se tu vai a comprar del pesce, e ti lagni perché non sia buono: - Ecco - grida - ecco un uomo che vuol mangiar pesci tirannici! - Se chiedi porri ed essi ti offrono cipolle, e tu insisti perché vuoi porri, ti dicono: - Sei tu forse un tiranno? vuoi tu ruinar la patria? - La metafisica e la gramatica, trascurate, diventano spesso le piú nocive pesti di una cittá.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Atene