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      Quello di accrescer colla divisione le forze dello straniero, il quale, se vi fosse stata verace unione, non sarebbe stato soccorso, e di scemar le proprie, rendendoci nemici coloro che per l'unione ci erano amici.
      Che poteva, che dovea far io, ridotte le cose a tale stato? Turio arse d'interne sedizioni; i vari partiti invocarono il soccorso degli ateniesi, né gli ateniesi furon lenti a darlo, seguendo gl'impulsi di quella loro inquieta natura, per cui si può dire che non sanno vivere se non fuori delle proprie case(408). Atta, capo de' messapi, fa lega anche egli cogli ateniesi, e dichiara la guerra ai tarantini perché avean ricusata l'ospitalitá de' porti alle navi de' suoi amici(409). Gl'iddii protettori di Taranto concessero a me la gloria di vincere i messapi: gli ateniesi furono interamente disfatti in Sicilia. Non dovevamo aspettarci noi che i siracusani, esercitati per la guerra e per l'alleanza cogli spartani, superbi per la vittoria, piú ricchi di truppe per i tanti campani, sanniti ed altri avventurieri assoldati dai leontini, dagli ateniesi, dai calcidesi durante la guerra, e passati dopo la vittoria al soldo de' vincitori(410); non dovevamo aspettarci che si vendicassero dell'Italia, la prima volta che la fortuna avesse offerto loro un'occasione per pretesto ed un abile ambizioso per condottiero? Noi, de' mali che soffriamo, sogliamo incolpare i nostri nemici; ma non siamo noi stessi che colle stoltezze e coi vizi ci fabbrichiamo i nemici nostri?
      Che opporre allora a Dionisio?


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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