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      Tutte le arti, senza questo segreto, sarebbero rimaste ancora bambine. Colui, che dipinse la figura di un corpo, fece il primo passo nella pittura; ma, finché si rimase alla figura ed al colore, noi non avemmo che i soli piaceri degli occhi. Un altro venne, e rese quel colorito cosí pastoso e cosí morbido che ti parve di toccarlo (gli uccelli corsero a beccare i frutti dipinti da Parrasio): ecco aggiunti ai piaceri della vista anche quelli del tatto. La figura era giá dipinta, ma era muta: un terzo te la fece parlare, ti parve udir la parola uscir da una bocca con arte inarcata, ti parve legger negli occhi il cuore; un monumento che l'era vicino, le altre figure che accompagnavano il personaggio principale, il gesto, gli sguardi ti fecero ricordare il passato e talora prevenire il futuro; e cosí pochi tratti di colori posti sopra una tavoletta ti diedero i piaceri di molti uomini e di molte etá. Allora l'incantesimo delle arti fu intero.
      Ma, per esprimere tutte queste armonie, è necessario che gli artefici adoprino alcuni mezzi: suoni, colori...; ed il mezzo, che si adopra, deve essere esso stesso armonico, perché anche esso tiene un'armonia a sé particolare, e mal si esporrebbe l'armonia di una cosa con altra che armonica non fosse. Invano, se con suoni discordi tu laceri il mio orecchio, invano poi tenterai dilettarmi con quelle imitazioni che sono l'oggetto di questi tuoi suoni: tu allora rassomiglierai ad un uomo che mi punga la lingua per farmi gustare il sapore di una vivanda squisita.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Parrasio