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      Se poi ti piacerá conoscer i diversi effetti de' sistemi diversi, che bisogno avrai di me? Entra in tutti i teatri della Grecia e dell'Italia; in uno udirai musica della setta di Epigone, in un altro di Damone, in un terzo di Agatocle, in un quarto di Agenore(428). Dopo pochi giorni conoscerai tutte le sètte della musica antica e della moderna, e potrai decidere da te stesso.
      Ma tu forse, dopo aver letti i libri e udite le musiche di tutti costoro, mi tornerai a dimandare: - Qual è dunque la migliore? - La controversia rimarrá ancora indecisa; prova infallibile che tutto ciò, che si è fatto o si è detto finora, non bastava a deciderla; che o non si è ancora scoperto qual sia il male, o non si è ancora conosciuto il rimedio vero. Ed ecco ciò che io ho mille volte detto e ripetuto. Ma coloro, che non mi hanno compreso, mi hanno ascritto ad una setta alla quale non appartengo.
      Han detto che io amava la musica antica: dunque Platone non consente coi pittagorici. Che ha mai di comune l'uso della musica ed il suo effetto sul costume di un popolo colla teoria matematica de' toni? Io non mi sono occupato mai a ricercare la natura numerica della quinta, o, se me ne sono occupato, non ho certamente disputato con nessuno.
      Ma, qualunque sia la natura e la proporzione di questi toni, ho detto io, tosto che piú toni si uniscono tra loro per formare un canto, la parte maggior del diletto non la traggono giá dal rapporto ch'essi hanno tra loro, ma bensí dal rapporto ch'essi hanno colle cose. L'armonia può molcer solo superficialmente l'orecchio: la sola imitazione va al cuore.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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