Pagina (387/772)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Aggiungi a tutto questo che le musiche antiche erano quasi tutte liturgiche; eran tali, e non potevan esser altre. Vi erano alcuni modi per cantar Bacco, altri per cantar Giove, altri per cantar l'amore: l'imitazione veniva cosí ad esser piú rinforzata: si sapeva che ad una data musica dovea seguire un dato canto: ai suoni della musica si accoppiavano le idee di patria, degli iddii...; e qual meraviglia che la musica producesse un effetto grandissimo?
      Io ho visti gli arcadi cadere in profonda malinconia ogni volta che ascoltavano una musica, che noi delicati ateniesi disprezzavamo come selvaggia. Ma quella musica era per gli arcadi la voce della patria, che rammentava loro i noti monti, i fiumi, i sacri fonti, l'opaco fresco de' loro boschi, la libertá, la giustizia, la pace delle loro campagne, i giuochi della fanciullezza, gl'innocenti amori dell'adoloscenza loro(429).
      Saffo la prima trasportò la poesia all'amore sensuale: Anacreonte fece di piú, e rese amabili la crapola e l'ozio. Oimè! i nostri costumi eran giá corrotti a segno da non arrossire di simili poeti! Le nostre isole greche, oppresse dai tiranni, non conservavano altro che le sensazioni; i nostri greci dell'Asia non aveano che le ricchezze: non si vollero altri piaceri che quei de' sensi. Si volle ad ogni costo lusingar le orecchie; tutti vollero cantare, tutti vollero udir cantare; e la vanitá, inseparabile dai compositori, e l'amor della varietá, inseparabile dalle passioni sensuali, come è indestruttibile l'amor dell'unitá nell'animo, che ha per suo fine il vero, fecero perdere alla musica ogni idea d'imitazione.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Bacco Giove Anacreonte Asia