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      Che cosa è mai l'amore? E quanto è vero ch'egli assorbe tutte le passioni dell'anima! Tutt'i bisogni in colui che ama diventano amore! Io mi son creduto indegno di amarla, s'ella non mi credeva degno egualmente dell'amor suo. Dopo due mesi ho voluto finalmente parlare. Quante volte l'ho tentato, e la parola mi è ripiombata sul core. Da che son ritornato in Taranto, mi par di vedere in lei verso di me una insolita freddezza. Ho sofferto molti giorni; ho tentato raddolcir la pena di oggi colla speranza di domani: il domani è venuto, e la mia pena è stata maggiore, maggiore la freddezza di lei.
      Pare che adesso siasi per la prima volta accorta dell'amor mio; le sue vesti, tutt'i suoi atti, tutte le sue parole son composte con maggiore severitá: lo stesso sguardo, altre volte tanto pietoso, è divenuto piú raccolto. Io tento tutt'i modi di parlare... Ma che dovrei, che potrei io dirle mai? Tutto ciò che io vorrei e potrei dirle è sempre infine quello appunto ch'ella non vuole udire.
      Ieri sera sedevamo in quel poggio il quale tu sai che domina il mare e Taranto. È il sito piú delizioso della villa ch'ella tiene nell'Aulone(431). E noi non sedevamo propriamente sulla sommitá, ma in mezzo della falda, come in una valletta, la quale, rendendo piú ristretto l'orizzonte, par che renda piú ristretti e piú forti i sensi del cuore. Il sole tramontava; spirava dall'occidente il fresco venticello della sera, che scendeva a noi turbinosetto per l'opposta falda del colle. Eravamo soli, io ed ella, e nessuno di noi due parlava, assorti ambedue in quella languida estasi che ispira il soave profumo de' fiori di primavera, forse piú grave la sera che la mattina ne' luoghi frequenti di alberi.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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