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      Che m'importano le terre de' tarantini che ho lasciate, quelle de' messapi nelle quali sono entrato, quelle de' salentini che si prolungano nel mare alla sinistra, quelle degli appuli che si stendono alla mia destra?... Io non ho tenuto conto se non del tempo da che ti avea lasciato, degli stadi che mi separavano da te.
      Quanti ho incontrati pel cammino, i quali da Uria ritornavano in Taranto! Ed io solo ne partiva! O se pur ne partiva qualche altro, lasciava anch'egli Mnesilla?
      Gli amici di Archita e tuoi mi hanno accolto in Uria con molta ospitalitá. Ma chi può dirti qual giudizio avran dato di me? Mi han chiesto di Taranto, de Archita... anche di te mi han dimandato, o Mnesilla! e forse con piú tenera premura che degli altri... Ed io a nessuna altra dimanda ho risposto con tanta loquacitá, non saprei dirti se per... o anche per un poco di dispetto... Non ho cenato, non ho parlato di altro... I miei ospiti han detto: - Cleobolo è stanco dal viaggio ed ha bisogno di riposo... -
      Io non avea bisogno di altro che di rimaner solo con te... di scriverti e di sperare... unica e miserabile consolazione che rimane alla mia vita!
      Ma, o tu che sola puoi rendermi questa vita o misera o felice! o tu che forse a quest'ora non pensi a Cleobolo! mentre egli ti scrive questa lettera, vedi tu l'astro della notte che misura i mesi della di lui vita ed il duolo che consuma il di lui cuore? Ed il tuo, il tuo non ti dice per quanto altro tempo ancora potrá misurarli?
     
     
     
      L
     
      DI MNESILLA A CLEOBOLO
     
      [Anch'ella lo ama - Ma piú dell'amore ha potuto in lei la virtú.]


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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