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      E tu, che mi laceri l'anima coi tuoi rimproveri, tu credi forse, tu puoi credere, che il cuore di colei che rimane sia piú tranquillo del tuo? Quante volte, dopo il tuo ritorno da Locri, in quei giorni che han preceduta la tua partenza, io ho detto a me stessa: - No, io non avrò cuore di vederlo partire! - Quante volte ho tentato parlare, e la parola è spirata sul labbro smarrito; e tu, dando al silenzio del mio labbro un'ingiusta intepretazione, tu non vedevi la guerra, la tempesta che nel mio povero cuore si destava per te! Nella stessa sera in cui t'imposi di partire, un momento, un altro solo momento, e tu vincevi ancora, e tu ancora staresti in Taranto.
      Ma non tutt'i giorni dell'amore, o mio amico, son tanto lieti quanto quei primi momenti, ne' quali il mio cuore si aprí alla dolce speranza di un mutuo affetto. Io lo conosco troppo questo amore; e tu ben sai che non ancora sono ben asciugate le lagrime che per esso ho versate... L'amore ci può promettere de' piaceri, ma la sola virtú può insegnarci a conservare i piaceri che promette l'amore.
      Deh! se questo amore parla a te come parla nel fondo del mio cuore, se ti è tanto caro quanto lo è a me, soffriamo ancora per poco, o mio amico, e guardiamoci di non estinguerlo profanandolo; guardiamoci di non cangiare il piú nobile affetto che ispiri la natura in un cieco precipitoso trasporto; guardiamoci di non dover un giorno pentirci, non di ciò che gli abbiam negato, ma di ciò che gli abbiamo concesso.
      Io ho temuto piú di te, o perché la natura istessa a noi donne, piú deboli, ha data per difesa una prudenza maggiore, o perchè forsi io piú di te.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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