Pagina (427/772)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      I nostri maggiori han conosciuta la diversa natura delle terre; hanno col concime cangiata la natura di quelle che erano piú docili; hanno date alle indocili quelle piante che loro convenivano. Cosí non vi è rimasto sulla terra alcun angolo inutile; e noi, sebbene abitatori di un suolo piú aspro e sotto un cielo meno temperato di quello in cui vivono gli abitatori della fertile Campania, pure abbiamo tutto ciò che può render agiata e dolce la vita. Gli stessi peligni, nostri vicini, difendono le viti dall'intemperie del soverchio gelo, facendo scorrere ai loro piedi de' rigagnoli di acqua, che essi derivano dalle altissime e gelate loro montagne.
      Che vi dirò io degli innesti? Non credete voi che un dio, un dio sia stato necessario per rivelare all'uomo questo segreto, per cui ogni pianta rende e migliori e piú vari i suoi frutti? Al certo che mente umana non potea preveder l'effetto stupendo che si sarebbe ottenuto inserendo in una pianta recisa il ramo distaccato da un'altra. Cosí noi, traendo profitto dalla varia natura delle terre e delle piante e dell'innesto, abbiam moltiplicato il numero di quelle piante utili, delle quali la natura non ci avea data che una sola specie; e cosí oggi abbiamo piú di otto specie di fichi, piú di dodici di uve, altrettante di pomi, le quali, dando i loro frutti in diverse stagioni, prosperando in cielo e suolo diversi, ci forniscono in tutt'i tempi ed in tutt'i luoghi una sussistenza piú sicura, piú varia, piú agiata. Né crediate che in ciò tutto sia fatto e che nulla rimanga alla gloria de' nostri posteri.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Campania