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      Senza l'amore l'anima non rammenta mai l'immagine di quel bello che giá vide nel cielo. Il cavallo malvagio, che tira il suo cocchio, di cervice dura ed aspra, appena cedente agli stimoli ed al flagello, se vede mai cosa mortale che abbia in sé qualche sembianza del bello celeste, si slancia, l'assale e cerca di possederla a modo di bestia, se medesimo preponendo all'oggetto amato. Ma l'Amore, che siede consigliero dell'anima, rammentandole che quello, che or vede, non è se non un raggio del bello che altre volte ha veduto nel cielo, le ispira un rispetto ed un certo santo orrore, qual si conviene agl'iddii ed alle cose degl'iddii. Ed il desiderio ed il rispetto, uniti insieme, ora infervoran l'anima, ora l'agghiacciano, ora la spingono, or la ritengono, e tutta l'agitano e la riempiono di quel soave ondeggiar di speranze e di timori, di quel misto di pene e di gioie che forma il piú dolce della passione amorosa.
      Forte è, figliuol mio, questa passione, e madre di forti(483); santa e madre di tutte le sante leggi e di tutte le virtú, delle quali si onorano e si beano gli uomini e le cittá.
      Finché gli uomini non ebbero altri desidèri che quelli de' sensi, vissero vita di fiere, né conobbero altro amore che l'amor feroce di loro stessi(484). Il solo rispetto per la bellezza destò nell'uomo il primo senso di pietá. La prima volta che fu pietoso, lo fu per le lagrime della bella vergine che avea rapita. Egli trattenne le mani audaci, sedette al di lei fianco, e ne udí parole piú dolci dello stesso piacere.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Amore