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      Ma a coloro, i quali hanno bene e santamente amato, gl'iddii, sempre giusti, gl'iddii riserbano una felicitá infinita nell'altra vita, quando le anime di due amanti, libere dai lacci del corpo mortale, saran condotte per mano di Amore alle porte del cielo, ove siede la giustizia, che ne custodisce inesorabile le chiavi adamantine. Alle parole di Amore, le porte si spalancano; innumerevoli cori di beati si affollano e salutano gli amanti felici. Viene il dio di quella virtú, della quale essi sono stati amanti piú caldi, piú diligenti osservatori, e li accoglie nel proprio coro. Minerva ed Apollo prendono in loro compagnia coloro per i quali l'amore è stato sprone ai nobili studi della sapienza e della armonia; Marte quegli altri che per amore hanno col proprio sangue e colla propria vita salvata o la patria o l'amico; Giove accoglie i prudenti magistrati, i giusti reggitori di cittá; Giunone le sagge madri di famiglia. Ma la felicitá, che essi godono, è comune, è eterna: di tutti coloro che hanno bene amato si fa allora un'anima sola, un'anima la quale non ha che un solo piacere, un solo desio. Né in questa beata unione vi sará mai l'empio, imperciocché è immutabile volontá degl'iddii che né gli empi amino, né i buoni vivano senza amare.
     
     
     
      LVII
     
      DI NEARCO A CLEOBOLO
     
      [Il canto sull'amore di Eraclito e Lo specchio a Laide di Aristippo sul medesimo argomento - Mnesilla - Come i sentimentali e i sensuali considerino rispettivamente la donna amata.]
     
     
      Eraclito del suo canto sull'amore invia una copia a te, un'altra a Platone.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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