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      Lo dirò io? Credo un generale italiano superiore ad un generale greco. Noi conosciamo poco l'arte di offendere e difendere le cittá. Abbiam poco uso di cavalleria: que' pochi cavalieri, che abbiamo assoldati dalla Tessaglia e dalla Tracia, sono indisciplinati, non zelanti della patria e piú dispendiosi che utili(495). Né abbiamo nella nostra truppa quella diversitá di armi e di armati che hanno gl'italiani. Insomma la guerra presso i greci ancora è duello: gli uomini combattono ancora corpo a corpo. Vincerá tutti colui il quale opporrá agli uomini delle masse piú numerose.
      A questo forse tendono e Pelopida ed Epaminonda col loro battaglione sacro. Questo battaglione si perfezionerá, da chi non so; chiunque però lo perfezionerá dará le leggi alla Grecia. Ma, se mai i greci si misureranno cogl'italiani, quelle stesse masse forse si troveranno troppo poco mobili e saranno vinte a vicenda. Gl'italiani tengono il mezzo tra gl'individui e le grandi masse, e sono perciò piú atti ed all'offesa ed alla difesa. Un tempo anche gli ordini italiani rassomigliavano al battaglione sacro, ma poscia si cangiarono scudi, si suddivise la legione in manipoli, ed i manipoli in compagnie di sessanta uomini(496). Vedi dunque che gl'italiani sono nell'arte della guerra molto piú innanzi di noi.
      I sanniti si dividono in tre federazioni principali: i pentri, gl'irpini, i caudini. I primi sono i piú numerosi ed i piú potenti. Abitano la parte orientale e settentrionale del Matese. La popolazione è tanta, che finanche questo sassoso asprissimo monte è tutto pieno di villaggi.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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