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      Ti scriverò di queste cose come meglio potrò.
      Non aspettar la fine di questa lettera. La scrivo a poco a poco, a misura che i legati mi dicon qualche cosa e che io me ne vado formando nella mia mente delle idee chiare e distinte... Mi trovo in un paese interamente nuovo e tra cose lontanissime dalle nostre... Ti scriverò ciò che mi dicono i legati, ciò che mi dicono gli altri amici, ciò che mi dice Ponzio, che ha in istruirmi maggior pazienza degli altri; finalmente ciò che immagino io stesso. E quest'ultima parte non sará la minore, non giá perché io voglia mostrarmi molto istruito, ma perché non lo sono ancora abbastanza. Siccome non so che pochi fatti, cosí spesso è necessitá supplire ai medesimi colle mie congetture. Se potessi andare in Roma, ti scriverei meno congetture e piú fatti.
      Se a taluno venisse in mente di comporre la storia ideale di una cittá, difficilmente la potrebbe immaginare con avvenimenti ed uomini diversi da quelli onde è composta la storia di Roma. Tutto in essa è ordinato; ogni uomo, ogni avvenimento è quale dovea essere. Nel tuo cammino non incontri che romani; ma ben ti accorgi, se rifletti, di camminar per la strada che il fato ha segnata a tutti gli uomini che vivono in societá. Questo rende la storia di Roma piena di continue, altissime lezioni di sapienza. Ed io, riflettendovi, talora dico: - Non vi è storia piú istruttiva di questa; - e tal altra: - È possibile che tanto ordine e tanta giuntura di parti esista realmente nelle cose mortali? E tutti questi racconti non sarebbero piuttosto un'idea immaginata dagli avi per istruire i nipoti?


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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