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      Sulle sponde orientali del Tevere, Romolo riunisce alcuni pochi assassini, che il timor della pena meritata avea costretti a fuggire dalle cittá vicine, e menavan sulle deserte e paludose sponde del fiume vita vagabonda e quasi ferina. Narrasi che ivi avesse una volta avuta la sua sede Evandro, partito dai monti di Arcadia nell'etá di Achille e degli altri eroi della guerra troiana; che ivi, sebben greco, accogliesse in ospizio il buon troiano Enea; che... Fatto sta che, quando Roma fu fondata, di quella reggia o capanna di Evandro non esistevano piú neanche le rovine. Chi è questo Romolo? Al pari di ogni altro fondator di cittá, è figlio di un dio, di Marte. I suoi compagni han bisogno di donne? Al pari di tutti gli altri fondatori, le ruba ai cenenati, ai crustuminesi, ai sabini, abitatori delle cittá vicine, i quali sdegnavan aver nozze comuni coi fuorusciti abitatori della nuova cittá. Fa la guerra per sostenere il furto e forse anche l'indipendenza del nuovo popolo. Alcune delle vicine cittá vince, con altre patteggia, e finisce col riunire tutte alla propria. Sceglie cento tra i principali del popolo suo, ne compone il senato e dalla etá o dignitá li chiama "padri"(509): il rimanente del suo popolo divide in curie ed in tribú per ragione della parentela e dell'abitazione di ciascuna famiglia; e finisce la sua vita ed il suo regno coll'esser ucciso per invidia dai padri ed adorato dalla plebe come un dio.
      Ma Roma per opera di Romolo non fu che una riunione di uomini. Il primo, il quale colla religione e colle leggi facesse di tal unione una cittá, fu Numa.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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