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      Essi odieran la milizia e l'avviliranno, perché ogni forza è sospetta a coloro i quali non sono sicuri de' pensieri. Ma, siccome una qualunque forza è pur sempre necessaria alla loro propria difesa, cosí, invece di valorosi soldati, si circonderanno di una caterva di delatori, di carnefici, di giudici piú vili degli stessi carnefici; e sará allora la peggiore delle tirannidi, perché non solo non vi saranno leggi, ma le stesse leggi saranno tiranniche...
      A chi parlava io? Mi credeva di essere nel fòro di Roma e di parlare ai romani. Basta: parlando ai romani, ti ho scritta la storia di tutto ciò che avvenne sotto i dieci, e di tutto ciò che avverrá ogni volta che una cittá, per aver ordini migliori, imiterá la stoltezza di Roma(520).
      Per buona sorte dell'umanitá, tale tirannide, nel tempo istesso che è la piú crudele, è anche la piú debole. Io stento a credere che in una cittá possa durar piú di tre anni. I romani infransero l'indegno giogo; ed or vanno di anno in anno riformando le leggi che i dieci o lasciarono per negligenza incomplete, o corruppero per ambizione. I romani dicono anche oggi che le tavole de' dieci sian la fonte di ogni loro diritto. Sará; ma convien dire che questo diritto, simile ad un fiume, abbia ricevuto nel lungo suo cammino trenta volte di piú di acqua di quello che avea tratta dalla sua fonte.
      Il senato va riformando di anno in anno tutta quella parte delle leggi che si occupa dei diritti de' privati. Ha il senato l'autoritá di stabilir tutto ciò che reputa utile ai tempi, e può, siccome crede piú opportuno, o proporlo al popolo, o decretarlo per senatoconsulto, o farlo promulgare per editto dai magistrati maggiori.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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