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      Io ti dirň di me, che, dopo aver molto meditato e scritto molto sulle leggi; invitato dagli arcadi e dai cirenei a darne loro, ho risposto ai primi: - Siete ancora troppo feroci; - ai secondi: - Siete giá troppo corrotti. - Alla Grecia di oggi non rimangono altre leggi da dare che quelle dell'educazione.
      Simili alle pietre che l'acqua forma nelle caverne del Tanagro, le leggi e gli ordini pubblici di un popolo si accumulano a strati a strati l'un sopra l'altro; ed il primo strato ha sempre quella ruvidezza, e quasi direi quell'addentellato, a cui si attacca il secondo. Ma i nostri greci, simili ad una pietra lisciata dall'arte o dal lungo uso, non hanno piú un'idea che credan vera, non un costume che credan santo, non un'abitudine che credan necessaria, non un'autoritá che credan venerabile. Qual sará dunque mai l'addentellato al quale il legislatore potrá attaccare il nuovo suo edifizio? Di tutte le idee antiche, di tutt'i sentimenti generosi de' nostri padri non ci rimane che l'odio contro il gran re; odio da cui potrá trar profitto un guerriero, ma non giá un legislatore.
      Scomponi, ti prego, quegli ordini romani che or tanto ti piacciono; e vedrai come tutto č stato fatto dal tempo, come le idee si sono succedute l'una dopo l'altra, gli ordini si sono perfezionati a poco a poco; ma, tra i cangiamenti e tra le aggiunzioni, tu riconosci sempre quel primo strato romano, ed in tutto il corso delle vicende ravvisi una stessa legge, la quale par che sia la ragione principale della vita della cittá di Marte.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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