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      Rammenta che i duci di Omero sono giudicati dal concilio de' loro pari(556). Rimase il giudizio domestico, perché qual mai de' padri avrebbe voluto cedere ad altri il diritto di dominar nella propria casa?
      Fin qui tutt'i popoli hanno avuto uno stesso corso di vita civile. I cangiamenti sopravvennero per opra de' servi e de' clienti, che formavan la plebe, la quale, invidiando i diritti de' padri, pretese eguaglianza e libertá; e, a seconda delle diverse pretensioni e del vario esito delle medesime, la vita civile de' popoli si cangiò, si cangiaron le leggi e gli ordini, ed un popolo divenne diverso dall'altro.
      In talune cittá la plebe si mosse violentemente, e si mise a governo popolare. In altre uno de' padri, ambizioso di prímeggiar tra' suoi pari, si rese piú forte col numero de' plebei, ai quali promise nuovi diritti e nuovi onori. In altre finalmente i padri piú savi concessero a poco a poco alla plebe e dominio libero di terre e partecipazione alle leggi, ai comandi, ai matrimoni, alla religione.
      Ed eccoti la ragione arcana ma vera della varia vita delle cittá. Quelle, nelle quali i padri furono stolidamente tenaci de' loro diritti e fortunati nella loro tenacitá, languirono. Non volendo i padri esser giusti, ebber bisogno di esser sempre i piú forti; non volendo colla giustizia estinguer l'invidia della plebe, fu mestieri tenerla sempre oppressa e misera, onde l'invidia non ne potesse nuocere: i padri conservarono i loro privilegi, ma la cittá intera divenne debolissima, perché rimase misera e debole la parte sua piú numerosa, e, al primo pericolo, divenne preda del primo straniero che la volle conquistare.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Omero