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      Ma questo appunto rende la condotta de' due popoli piú difficile. I popoli piccioli hanno per lo piú una norma infallibile: la necessitá; i grandi abbisognano di molta prudenza: i primi possono solamente dar occasione al male, i secondi possono farlo.
      Vi è una prudenza per l'uomo ch'è solo; ve n'è un'altra per governar l'interno di una cittá; ve n'è finalmente una terza, che governa gl'interessi di molti popoli diversi; la quale, siccome le altre due chiamansi prudenza umana e civile, chiamar si potrebbe prudenza delle genti. La mancanza di quest'ultima prudenza ha prodotta la rovina di moltissime nazioni. Avviene de' popoli quello istesso che avvien degli uomini: il maggior numero è vittima delle false amicizie e delle inimicizie inopportune; e, siccome avvien anche agli uomini, il piú difficile nel governo de' popoli è il sapere di chi debbono essere amici o nemici. Gran parte degli uomini e de' popoli servono in questo all'abitudine ed o credono che non vi sia in ciò alcuna ragion da seguire, o l'unica ragione ripongono nel fatto istesso, e sono amici o nemici sol perché sono amici o nemici. Altri seguono una ragione ed hanno massime certe; ma, ignoranti de' tempi e delle cose, seguono servilmente le massime antiche anche quando le cose son cangiate. - Siamo amici de' romani - vi dicono i primi, - perché lo siamo stati sempre. - Siamo loro amici dicono i secondi, - perché l'amicizia loro ci ha fatti vincere i volsci e gli ernici, nostri vicini e nostri rivali. - Ed il massimo de' mali è che, tra questi dispareri, il piú delle volte, siccome avvien sempre nelle deliberazioni difficili quando la veritá è incerta e gli uomini seguono piú la propria opinione che la vera, prevalgono, que' consigli mezzani, i quali né tolgono gl'inimici né accrescon gli amici(571). Tali consigli dánno presso il volgo, a chi li propone, fama di uomini di gran mente, perché il volgo, piú della vera utilitá del consiglio, pregia la difficoltá di formarlo e l'accozzare e conciliare tante idee diverse; e, siccome ciascuno vi riconosce la propria, cosí l'amor proprio lusingato fa che piaccia a tutti.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772