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      Ove dunque non vi son leggi, non vi può esser virtú, perché le leggi solo possono fissarne quello scopo universale a cui deve tendere tutta l'energia de' privati; non vi è vera virtú ove la cittá è corrotta(580). Ma non si può egualmente dire che, ove non vi sien leggi, non vi sien neanche vizi: perché, se non vi è energia ne' cittadini, tutto lo Stato cadrá in languore, e vi sará il piú funesto de' vizi, quello che produce la morte; se qualche energia vi è, non essendo dalle leggi diretta in modo che produca il bene colla concordia, produrrá necessariamente la discordia, e, non potendosi rivolgere contro l'inimico, lacererá le viscere della propria patria. Ed io credo, e fermamente credo, che i popoli, i quali hanno piú energia, sien quelli appunto i quali abbian piú bisogno di migliori leggi. Per essi non vi è via di mezzo: o le leggi li renderanno ottimi, o la natural energia li fará pessimi. I popoli, al contrario, presso i quali debole è l'energia individuale, piú facilmente si lasciano condurre, seguono piú l'uomo che le leggi, e fanno piú spesso colla sola forza del numero delle grandi imprese. Se paragoni uomo ad uomo, troverai che gli uomini di un popolo avvilito spesso vagliono piú degli uomini di un altro popolo vincitore; ma essi non possono far nulla di bene e fan tutto male, perché hanno maggior bisogno di buoni ordini, ed i buoni ordini sono rarissimi. Ed in
      questi buoni ordini io fo consistere tutta la virtú pubblica, senza la quale o non vi è virtú privata o, se vi è, è una falsa specie di virtú, la quale tutta consiste nel non fare.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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