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      Mio figlio fu... Ma i giovani, che saran degni di emularlo nell'opre della mano, non obblieranno la scelta del di lui cuore: imitando il di lui valore, renderanno l'onore dovuto alla tua virtú... - Dieci giovinetti, di quelli che dovean concorrere negli anni avvenire, si accostano all'ara della vittoria, e tutti e dieci giurano di voler combattere per Calavia. Sgorgano al vecchio lagrime di tenerezza e di gioia. - Felici - grida - felici i popoli presso i quali le leggi premiano, ed i cittadini rispettano la virtú! -
      I fanciulli e le fanciulle intuonano il cantico dell'imeneo: divisi in due cori, cantan con carme alterno, ed il loro carme ha sembianza di guerra. Essi cantano la guerra e la vittoria d'Imeneo nell'ora che Espero solleva dalle onde il roscido suo capo; Espero, che le verginelle chiamano il piú crudele, i giovinetti il piú benigno di quanti astri mai splendono nell'azzurro infinito de' cieli, Espero, che strappa la vergine piangente dagli amplessi della cara genitrice, ma per donarla ad un giovine piú caro. Odi la verginella assomigliarsi alla rosa, la quale, rimossa dallo stelo materno e da quella spina che la rendeva ignota alla cupidigia de' pastori e secura dagl'insulti del gregge, perde tutto il favore che prima avea dall'aura, dall'alba, dal sole; langue, appassisce, e non è piú quella colla quale desiavano ornare il crine e il seno mille vaghi giovi netti e mille donzelle innamorate. Dall'altro coro odi assomigliarla alla vite, che vegeta orfana in vasta campagna, e non si eleva da terra, né mai educa a perfetta maturitá l'uva, che pende inutilmente da' rami striscianti lungo il suolo fangoso.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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