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      Gli spettacoli sono o la commedia atellana o i combattimenti de' gladiatori: goffi o feroci. I campani chiamano i gladiatori "sanniti"(597); ed in questo vi è piú odio che veritá. I sanniti non hanno tra loro tali orrori; ma i campani li amano fino alla follia. Sai tu, o Mnesilla, ch'è mai un gladiatore? È un uomo il quale per prezzo fa professione di uccidere e di esser ucciso, e tutto ciò per dar piacere all'uomo che lo paga. Mi volean condurre a vedere simile spettacolo... No, non ne vedrò mai.. mai... Le nostre passioni sono sante: non reggo all'aspetto del vile che vende, del piú vile che compra l'amore e l'odio... Intendo che in origine quest'uso de' gladiatori sará stata una non inutile scuola di guerra; vuoi piú? la credo scuola piú utile de' nostri atletici giuochi. Ma chi ha cangiata una nobile scuola in ispettacolo di disgustevolissimo orrore? chi ai due valorosi, ch'esercitavano il loro braccio per adoprarlo contro i nemici della patria, ha potuto far obbliare che quel braccio non era il loro? qual destino ha potuto mai ridurli alla viltá di venderlo ad un altro? Essi non combattono piú per esercitarsi, per istruirsi; si obbligano a combattere fino alla morte; e la morte dipende da un cenno degli spettatori... E voi, stolti! i quali avete mal comprata quella vita, che risponderete alla patria quando ve la richiederá? Narrasi che in secoli piú feroci gli animi piú irritabili de' nostri antichi eroi tingevano spesso di sangue e di morte il campo della loro istruzione, ed era almeno il morire glorioso, poiché si donava la vita alla propria gloria.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Mnesilla