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      Le menti fervide, generose, capaci di alti e nuovi concepimenti, non rimarranno per certo in servitú; ma intanto vinceranno quel primo bollor giovanile, che ne spinge a renderci illustri con inutili e precipitose novitá e ne corrompe per tutto il rimanente della vita, mettendoci dalla prima etá fuori del diritto sentiero, ch'è sempre quello del diligente studio e del ben calcolato esame.
      I pittagorici cangian di rado opinione: noi cangiamo tutt'i giorni. Ma come? sostituendo ad una cosa che non si sa un'altra che non s'intende.
      La scienza ha tre etá, ed ogni popolo si divide in tre classi. Nella prima etá è necessario, come fanno nelle cose domestiche i diligenti padri di famiglia, metter in serbo qualche capitale onde poter tentare in appresso piú grandi e piú utili imprese. La seconda è l'etá delle audaci e vaste imprese. Nella terza, i nipoti del nostro buon padre di famiglia dissipano le ricchezze accumulate o in piaceri o in opere stolte piú ruinose degli stessi piaceri. I capitali delle scienze sono la mente ed i fatti. Se nella prima etá si desta soverchio amor di disputa, e se questo genera soverchio amor di finzioni; se l'amor della novitá si spinge oltre il segno del possibile e si vuole scoprire una terza veritá senza prima averne conosciute due; se gli uomini, invece del vero, spesso austero, corron troppo dietro l'elegante ed il molle, il natural ordine delle cose s'inverte; e le scienze, incominciando dal punto in cui dovrebbero finire, muoion nascendo.
      Ti ho detto anche che nelle societá vi sono e vi debbono essere necessariamente tre classi di persone: i ripetitori, i conservatori, gli scopritori.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772