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      Ho voluto fare ai nipoti di Ocello un complimento sulla origine della loro famiglia. Tu avrai udito dir mille volte, al pari di me, che la famiglia di questo uomo illustre discendeva da alcuni buoni troiani, i quali, sbanditi dallo spergiuro Laomedonte, si erano ricoverati in Mira di Licia, donde poi eran partiti, cercando in altre terre governo piú liberale e popolo meno corrotto(602).
      Maledetto il momento in cui il mio mal genio m'ispirò tale consiglio! - Perché mai - disse sorridendo Ocilo, il maggiore tra' fratelli, - perché mai vuoi tu costringerne ad esserti nemici? Noi, sangue di Troia, non potremmo per certo amare i figli di coloro che arsero i nostri lari ed atterrarono quelle mura che gli stessi iddii avean costruite. Lasciamo al volgo la cura di mescere e turbar le cose divine ed umane, onde render piú auguste le origini della propria cittá. Per l'uomo saggio, se mai alcuna gloria può trarre da ciò che non ha fatto egli stesso, la prima è sempre quella di esser nato da un padre onesto; la seconda di discendere da una famiglia antica nella terra che abita. Non ti narro tutto questo solamente per farti sapere che il complimento fu poco gradito, ma anche per dirti di una lunga controversia, della quale quel maledetto complimento fu cagione. Quali popoli sono stati i primi abitatori d'Italia?
      - Chi non sa - diceva io - che le principali tra le cittá di tutta Italia sien fondate da' greci? Filottete, ritornando dalla guerra di Troia, ha fondato Turio, Epeo Metaponto, Diomede Arpi: quegli scogli, intorno ai quali fremono le onde del mare vicino, ne ritengono ancora il nome.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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