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      Voialtri greci, a sostener le vostre favole, abusate non poco dello studio delle parole. Vi erano, per esempio, talune popolazioni in Italia le quali aveano il nome di opici: questo nome ha qualche somiglianza col nome che voi date al serpente; dunque questo nome è greco, dunque greca è la nazione intera. Rimane solo a vedere come mai quella nazione, la quale ha preso per se stessa il nome greco del serpente, abbia poi dato al serpente un altro nome e tutto diverso! Voi avete de' pelasgi, noi ne abbiamo ancora: tanto basta perché i pelasgi italiani debban credersi greci, quasi noi non avessimo mare, quasi il mare da noi non si chiamasse "pelago", e pelasgi non si chiamassero i popoli venuti per via del mare o abitatori de' lidi del medesimo!
      Credimi: tutt'i nomi, che noi adopriamo, son nostri. Quando i nostri popoli, ancora erranti ed appena riuniti in tribú, incominciavano a balbutire una lingua nascente, presero i nomi della propria tribú dalle qualitá caratteristiche degli uomini che la componevano. Si chiamarono i bravi, i giusti, i sudici, gli abitatori dei boschi, gli abitatori del mare, delle grotte, de' campi, delle imboccature de' fiumi, e via discorrendo(611). E spesso avvenne che una tribú avesse due e tre nomi diversi, perché, mentre essa se ne imponeva uno di gloria, un'altra tribú o per disprezzo o per odio le ne dava uno d'infamia. Quindi l'incertezza che vi è e sul numero e sulli nomi e sulla durata di quelle antichissime popolazioni. Tutte però si accordavano in chiamarsi aborigene, perché tutte credevano esser nate da quella terra che abitavano.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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