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      Vedilo ne' misteri di Samotracia, ai quali la religione nostra molto somiglia. Tutto in essi è filosofia, ed i nomi degl'iddii esprimono le tre cose che in ogni soggetto si possono considerare, la cagione, la sostanza, l'idea: la prima col nome di Giove e col simbolo del cielo; della seconda il nome è Giunone, il simbolo la terra e l'aria; la terza è Minerva, figlia primogenita e grandissimo incremento di Giove. Né, a creder mio, altri ha mai conosciuta la vera natura della divinitá fuorché colui il quale ha con tal nome invocata la Mente unica che governa il mondo; e chiunque adora ed invoca questa mente, qualunque ne sia il simulacro ed il nome, invoca ed adora Giove(661). Ma sogliono, o Cleobolo, parlar degl'iddii tre specie di persone: i poeti, i filosofi e quegli uomini che noi sogliamo chiamar "civili". Molte cose sogliono mentire i primi sulla natura divina; i secondi ne ricercan la vera; gli ultimi non si occupan tanto di ciò che convien sapere quanto di ciò che convien fare, ed insegnano con quali riti e con quali voti si debbano gl'iddii dagli uomini onorare ed implorare(662). È impossibile però che queste tre scienze non si rimescolino molte volte tra loro e non si turbino a vicenda; perché è impossibile determinar ciò che si deve agl'iddii, senza che nell'animo nostro siavi qualche precedente opinione della loro natura; ed è impossibile averne qualche opinione, senza che questa venga introdotta, sia come esemplare, sia come macchina, nel maggior numero delle azioni nostre.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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