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      I popoli divisi ebbero divisi anche i loro iddii. In origine i nostri avi li chiamavano "signori"(665). Qual nome piú degno degl'iddii? Ma le nostre sciagurate divisioni politiche, de' signori di tutta la natura, fecero tanti signorotti territoriali e domestici, guardiani di una cittá, di una casa, nemici di chiunque non abitasse quella casa, quella cittá. L'odio delle famiglie e delle repubbliche fu sancito col nome degl'iddii, e divenne piú feroce(666). Le guerre s'intrapresero in nome degl'iddii; cogl'iddii si stipulò non solo la resa delle cittá ma la loro distruzione(667), quasi gl'iddii potessero essere amici del sangue ed autori dei mali. Tacque allora ogni diritto nell'intraprendere, nel proseguire, nel terminare le guerre; s'intrapresero senza ragione, perché l'unica ragione era il nome degl'iddii; si proseguirono senza prudenza, perché, ovunque vi è il nome degl'iddii, la prudenza può spesso sembrare un delitto ed il sagrificio è sempre un dovere; si finirono con crudeltá, perché è facile eccedere i limiti della giustizia umana quando si crede vendicar le ingiurie fatte alla divinitá.
      Le divisioni politiche, o Cleobolo, corrompono, piú potentemente che non si crede, la religione. Imperciocché la religion vera, tende di sua natura all'unitá, alla fratellanza di tutti gli uomini. Non sono essi tutti figli di uno stesso padre? Ma, per effetto delle divisioni politiche, gli uomini non si reputan piú abitatori della terra, bensí della tale o tal altra cittá; non tutti figli di Giove, ma chi di Marte, chi di Apollo, chi di Nettuno.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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