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      Sarebbe necessitá ritornare indietro, purificar la religione, riformare i costumi, ricomporre gli ordini... Ma oimè! chi oserá tentarlo? E quando anche un saggio sorga che lo tenti, il popolo seguirá il saggio? Tutte queste cose avverranno, perché tutto ciò, che oggi è, deve un giorno non esser piú, ma avverranno per la necessitá, né senza precedente intera distruzione. La gran potenza degli etrusci è stata, e non deve essere piú; solo rimane a veder distrutto quel misero avanzo che ancora ne resta. E questa opera il destino l'ha commessa prima ai Galli, oggi ai sanniti, ai romani ed a voi lucani. Continuate a tingervi di sangue fraterno; lacerate, sbranate, divorate tutte le membra della vostra madre: voi siete la verga dell'ira degli iddii, che voglion punire i vizi, gli errori e le superstizioni dell'Etruria.
      Ed ecco, amici, i pensieri che io rivolgo in mente in questi giorni consacrati alla memoria delle nostre antiche etá, in questi giorni che ad alcuni sono di letizia, ad altri di cordoglio: ma a quelli di letizia stolta, perché non vedono ciò che hanno perduto; a questi di cordoglio passaggiero, perché ignorano la vera cagion della perdita. Il vero affanno sapete voi chi lo prova? L'uomo il quale conosce esser egli stesso cagione del male che soffre, che prevede potervi ancora essere una via di salute, e questa via intanto la vede chiusa: egli al dolore aggiunge il rimorso, e nella perdita non ha nemmeno la misera consolazione della pazienza, che suole alleviare negli infelici tutti que' mali che credono impossibile evitare.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Galli Etruria