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      Finisco con alcune osservazioni sull'epoca, sull'impero e sulla civiltá etrusca, e sullo stato politico dell'Italia nel quarto e quinto secolo di Roma.
     
     
     
      PARTE QUARTA
     
      La quistione sui primi abitatori d'Italia è stata trattata da moltissimi. Forse non rimane piú una nuova ipotesi da immaginare. Rimane però tuttavia una ricerca importantissima a farsi, ed è quella di stabilire, tra tante ipotesi, un criterio per poter scegliere la vera. Finché non si avrá questo criterio, il numero delle opinioni non fará altro che moltiplicare il numero de' dubbi.
      Questo criterio non può esser tratto da altro che dall'osservazione della terra. Quella terra è da supporsi prima abitata ch'è stata la prima abitabile. Tra le opinioni quella sará la piú vera, che sará piú analoga alla natura della terra. Paragono il suolo d'Italia con quello della Grecia. Trovo le memorie italiane anteriori al secolo di Augusto analoghe alle conseguenze che si traggono dalle osservazioni geologiche. Le memorie greche degli scrittori anteriori ad Alessandro non sono contrarie. Ma tra i greci gli scrittori posteriori ad Alessandro cangiarono linguaggio, diedero alla Grecia un'antichitá che non avea e popolarono tutto il mondo di greci. Gli scrittori romani posteriori ad Augusto obbliarono quasi tutte le memorie proprie; l'ignoranza di tali scrittori sulle antichitá italiane è piú grande che non si crede; essi adottarono tutte le opinioni greche. Dimostrata una volta questa contraddizione, parmi che ogni quistione sia sciolta: il detto dello scrittore piú antico, specialmente quando egli sia piú istruito del moderno, deve esser preferito.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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