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      Quindi, ogni volta che o l'avvenimento è seguito in tempi di barbarie, o che la barbarie sia tra gli avvenimenti e noi, le narrazioni de' fatti sono discordi, alterate, incongruenti nelle varie loro parti. E si può stabilire per canone indubitato di critica la seguente massima: ogni volta che le tradizioni sono troppo discordi, incoerenti, meravigliose, convien dire che o l'avvenimento sia accaduto in tempi di barbarie, o che tra l'avvenimento e noi sievi stato di mezzo un periodo di barbarie e d'ignoranza, che ne abbia alterate le memorie.
      Questo è un canone di Vico; ed io credo che possa appena soffrir qualche eccezione, ove si tratti di fatto tale che di sua propria natura sia o incerto o coperto di oscuritá. Cosí, per esempio, anche in un secolo di moltissima luce, si possono ignorare i segreti consigli di un principe, tutt'i fatti di un uomo oscuro ed i fatti picciolissimi di un uomo anche illustre; e tutte le dispute che si muovon su queste cose sono oziose e puerili. Tali sono per la maggior parte quelle censure che Ateneo ha raccolte contro Platone, perché ha fatto viaggiar Socrate fino a Samo e lo ha fatto arrivar fino.....(680), mentre Socrate tante volte avea detto di non esser mai uscito dall'Attica. E chi di noi non fa tuttogiorno de' piccioli viaggi di tale natura, i quali, se qualche straordinario accidente non li rende memorabili, si obliano da quell'istesso che li ha fatti? Ma, al contrario, non si può di nessun uomo veramente illustre ignorar la patria: quando anche per accidente talora s'ignorasse la terra natale, non s'ignora la provincia; e quando anche s'ignora la provincia, se ne sa la regione.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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