Pagina (662/772)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      - Ambedue contribuirono ad estinguere il desiderio del sapere e la ritenutezza in decidere. Lo stoico non avea critica, e l'epicureo ne avea una insufficiente; e, siccome nel dubbio è necessitá di determinarsi o in un modo o in un altro, cosí, nelle menti del maggior numero, il detto di colui che insegnava il falso prevalse alla dottrina di chi non insegnava nulla. Cosí queste due sètte, le quali sembravano opposte e nate per bilanciarsi a vicenda, concorsero ambedue a produrre gli stessi mali. La morale dello stoico era chimerica, e la ragion dell'epicureo era inerme(690).
      Lo stoico corruppe la scienza, che non fu salvata dall'epicureo; l'epicureo corruppe la morale, che non fu salvata dallo stoico.
      Fin dal primo secolo dell'èra cristiana erano ne' costumi la corruttela, nelle scienze la credulitá. Ma pure la seconda serpeva ancora tra la classe piú bassa del popolo e nelle provincie piú lontane e meno colte. Nel terzo secolo divenne generale: ne fu infetta la parte migliore della nazione. Il poter della magia ed i miracoli ebbero parte finanche negli piú alti affari dello Stato e nelle piú importanti risoluzioni del governo e nelle decisioni de' giudici. Ammiano Marcellino ci narra di un generale, il quale, avendo per evidente ignoranza o colpa perduta una battaglia contro i persiani, ritornato in Roma, disse di averla perduta per opra di alcune stregonerie, e si prestò fede al di lui detto, e fu assoluto. Un solo fatto di simil natura basta a deffinire un secolo intero.
      Tosto che la divinitá divenne parte principale della macchina, quelle sètte, che prima eran filosofiche, divennero religiose; il furor di partito piú caldo, le dispute guerre piú che civili.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Stato Marcellino Roma