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      Un'altra difficoltá. Se Talete credeva difficilissimo calcolar gli equinozi, come poteva nel tempo istesso saper predire un'ecclissi? Come può un istesso uomo saper molto e poco di astronomia? Si potrebbe dire che, ogni volta che Laerzio parla di "equinozi", intenda dire del calcolo di ciò che noi chiamiamo "precessione". Ma ciò sarebbe lo stesso che supporre i greci di allora troppo dotti.
      Primo disse gli animi esser immortali: lo attesta tra gli altri il poeta Cherilo
      . - Guai se Cherilo era tanto buon istorico quanto buon poeta! Aristotele, per certo, nomina di questa dottrina inventori piú antichi di Talete. E non è forse la dottrina di tutto il genere umano, anche barbaro?
      Prima di tutti descrisse il corso del sole da un tropico all'altro. Paragonando la grandezza del sole a quella della luna, disse questa esser eguale a un settecentoventesimo di quello
      . - Prima di tutto, si noti l'ordine, la precisione, la classificazione nelle idee di Laerzio. Poi si osservi che il dir la luna eguale a un settecentoventesimo del sole è un gravissimo errore, ma pure tale che suppone molto ingegno e cognizione superiore a quella che avea un secolo in cui s'ignorava l'Orsa minore, si credevan difficilissimi gli equinozi, e si sapeva tanto di geometria quanto... quanto lo stesso Laerzio ci dirá in appresso.
      Fu il primo a chiamar trentesimo l'ultimo giorno del mese
      (che presso i greci era di trenta giorni!). - Da vero?
      Primo dissertò sulla natura; diede, al dir di Aristotele e di Ippia, l'anima anche alle cose inanimate, traendone ragione dalla calamita e dal succino


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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