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      Questo merito aveano tanti, i nomi de' quali la giusta vendetta della posteritá non deve permettere che cadano nell'obblio. La regina, indispettita contro un sentimento di virtú che la massima parte della nazione ancora conservava, diceva pubblicamente che «ella sarebbe un giorno giunta a distruggere quell'antico pregiudizio per cui si reputava infame il mestiere di delatore». Tutte queste e molte altre simili cose si narravano: forse, siccome sempre suole avvenire, in picciola parte vere, pel maggior numero false e finte per odio. Ma queste cose, o vere o false che sieno, sono sempre dannose quando e si dicono da molti e da molti si credono, perché rendono piú audaci gli scellerati e piú timidi i buoni. Che se esse son false, meritano doppiamente la pubblica esecrazione que' ministri i quali colla loro condotta dánno occasione a dirle e ragione a crederle. Per cagioni intanto di queste voci, una parte della nazione si armò contro l'altra; non vi furono piú che spie ed uomini onesti, e chi era onesto era in conseguenza un «giacobino». Vanni avea detto mille volte alla regina che il Regno era pieno di giacobini: Vanni volle apparir veridico, e colla sua condotta li creò.
      Tutt'i castelli, tutte le carceri furono ripiene d'infelici. Si gittarono in orribili prigioni, privi di luce e di tutto ciò ch'era necessario alla vita, e vi languirono per anni, senza poter ottenere né la loro assoluzione né la loro condanna, senza neanche poter sapere la cagione della loro disgrazia. Quasi tutti, dopo quattro anni, uscirono liberi, come innocenti; e sarebbero usciti tutti, se non si fossero loro tolti i legittimi mezzi di difesa.


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Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799
di Vincenzo Cuoco
pagine 270

   





Regno Vanni