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      La nazione napolitana dalla venuta di Carlo terzo incominciava a respirare dai mali incredibili che per due secoli di governo viceregnale avea sofferti. Fu abbassata l'autoritá de' baroni, che prima non lasciava agli abitanti né proprietá reale né personale. Si resero certe le imposizioni ordinarie con un nuovo catasto, il quale, se non era il migliore che si potesse avere, era però il migliore che fino a quel tempo si fosse avuto, e si abolí l'uso delle imposizioni straordinarie che, sotto il nome di «donativi», avean tolte somme immense alla nazione, passate senza ritorno nella Spagna(11). Libera la nazione dalle oppressioni de' baroni, dalle avanie del fisco, dalla perenne estrazione di denaro, incominciò a sviluppare la sua attivitá: si vide risorgere l'agricoltura, animarsi il commercio; la sussistenza divenne piú agiata, i spiriti piú colti, gli animi piú dolci. L'esserci noi separati dalla Spagna, e l'essersi la Spagna tolta alla famiglia di Austria e data a quella di Borbone, ed il patto di famiglia avean reso alla nostra nazione quella pace di cui avevamo bisogno per ristorarci dai mali sofferti; e la neutralitá, che ci fu permessa di serbare nell'ultima guerra tra la Spagna, la Francia e l'Inghilterra per le colonie americane, prodotto avea nella nostra nazione un aumento considerabile di ricchezze. In cinquant'anni avevamo fatti progressi rapidissimi, e vi era ragione di sperare di doverne fare anche di piú.
      La nostra nazione passava, per cosí dire, dalla fanciullezza alla sua gioventú. Ma questo stato di adolescenza politica è appunto lo stato piú pericoloso e quello da cui piú facilmente si ricade nel languore e nella desolazione.


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Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799
di Vincenzo Cuoco
pagine 270

   





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