Pagina (93/270)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Non mancavano agenti della corte che lo spingevano a nuovi furori, non mancava quello spirito di rapina che caratterizza tutt'i popoli della terra, non mancavano preti e monaci fanatici, i quali, benedicendo le armi di un popolo superstizioso in nome del Dio degli eserciti, accrescevano colla speranza l'audacia e coll'audacia il furore. La Cittá, che sino a quel giorno avea tenute delle sessioni, piú non ne tenne. Il popolo si credette abbandonato da tutti, e fece tutto da sé. La cittá intera non offrí che un vasto spettacolo di saccheggi, d'incendi, di lutto, di orrori e di replicate immagini di morte. Tra le vittime del furore popolare meritano di non essere obbliati il duca della Torre e Clemente Filomarino, suo fratello, rispettabili per i loro talenti e le loro virtú e vittime miserabili della perfidia di un domestico scellerato.
      Alcuni repubblicani, ed allora erano repubblicani in Napoli tutti coloro che avevan beni e costume, impedirono mali maggiori, rimescolandosi col popolo e fingendo gli stessi sentimenti per dirigerlo. Altri, colla cooperazione di Moliterni e di Roccaromana, s'introdussero nel forte Sant'Elmo, sotto vari pretesti e finti nomi, e riuscirono a discacciarne i lazzaroni che ne erano i padroni. Championnet avea desiderato che, prima ch'ei si movesse verso Napoli, fosse stato sicuro di questo castello, che domina tutta la cittá. Molti altri corsero ad unirsi coi francesi e ritornarono combattendo colle loro colonne.
      Tutt'i buoni desideravano l'arrivo de' francesi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799
di Vincenzo Cuoco
pagine 270

   





Dio Cittá Torre Clemente Filomarino Napoli Moliterni Roccaromana Sant'Elmo Napoli